L'artrosi non ha età: è conosciuta dagli uomini praticamente da sempre. Nella Città Eterna si incominciava già a trent'anni a soffrire di artrosi, e arti e schiene venivano piegati dal dolore senza alcun rimedio.
I Romani messi in ginocchio dal dolore
Le articolazioni soffrivano enormemente per il terribile carico di lavoro cui erano sottoposte durante la quotidianità di un antico romano, e ciò che era peggio era il fatto che non esistesse nessuna cura.
Per esempio, anche solo una frattura ossea non veniva trattata con un intervento chirurgico. Bensì, l'arto fratturato veniva ingabbiato in una struttura di legno fino all'avvenuta guarigione.
Uno studio senza precedenti
Recentemente è stato effettuato uno studio su circa 2000 scheletri. Alla ricerca hanno preso parte due ortopedici, tre antropologi, due radiologi e due storiche della medicina, e rappresenta un unicum nel suo genere in particolare per l'enorme mole di soggetti esaminati. Gli scheletri risalgono a corpi e reperti trovati durante le varie campagne di scavo che hanno avuto luogo nelle necropoli suburbane della Capitale. I resti sono poi stati sottoposti ad esami fotografici integrandoli con esami e tecniche di imagin moderne, come la Tomografia Computerizzata Multistrato (l'odierna TAC). In questo modo è stato possiile valutare lesioni importanti che prima non sarebbero potute essere rinvenute.
Senza cura, nè soluzione
Il risultato che ha stupito maggiormente dalla ricerca è che uomini e donne dell'antica Roma molto spesso convivevano con patologie dolorose e a volte invalidanti, costretti a sopportare sofferenze fisiche che oggi sarebbero impensabili.
Grazie a questa ricerca, proposta e finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) è stato possibile realizzare una fotografia, o ancora meglio, una radiografia di uno spaccato di vita impossibile anche solo da pensare nei decenni scorsi.
Lo studio è stato pubblicato in un volume dal titolo Bones: Orthopaedic Pathologies in Roman Imperial Age.